Cose di Casa nostra: le verità al 10%

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zona-militareDi Guido Di Stefano

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Nel vasto oceano dell’informazione vengono “buttate” gocce di scottanti e pressanti verità di fondamentale interesse per le comunità, per l’umanità tutta, per l’intero universo. Parafrasando possiamo dire “rarae guttae in gurgite vasto”.

Fermiamoci comunque nelle nostre terre di Sicilia. A noi comuni cittadini, anzi semplici sudditi dei feudi locali e del centrale “impero” siculo, vengono lanciati tra i vortici delle informazioni e delle controinformazioni brandelli relativi a notizie, eventi, fatti, programmi (riservati) che ci “tangono” e come! Non si può certo dire che i signori che ci dirigono, guidano e curano le nostre sorti abbiano in genere a disposizione più verità di noi. Siamo sicuri che anche loro (salvo qualche eccezione più unica che rara) sono fuori dalle “cabine di regia”, che orientano le nostre sorti e frustrano, ora come nel passato, le nostre aspirazioni e le nostre aspettative. Cabine di regia che non riusciamo a localizzare nelle nostre lande assonnate, con indirizzi però colonizzanti  con “idiomi” a noi estranei e con la innegabile e rara capacità di presentare anche un’insulsa battuta come in compendio della verità. Sono solo nostre impressioni? Non sappiamo.

Continuiamo con i fatti di Casa nostra.

È evidente che la Sicilia è “terra di conquista”. Le cabine di regia hanno attivato e perseguono ogni possibile colonizzazione: militare, economica, sociale, culturale. Da tempo sono partite le campagne di “invasione”. Alcuni invasori rischiano la debacle per l’imprevisto inserimento di altri contendenti, supportati da cabine di regia più ricche ed influenti. Le relative informazioni sono nell’insieme molto stringate, quasi fossero riservate:: non fanno “rumor”. Così sono passati di mano tanti beni, anche territoriali. Quali? Citiamo solo i più determinanti: le acque siciliane e il Banco di Sicilia (“statutario”) prima, per passare ora alle raffinerie e dopo chissà cosa. I “plenipotenziari” indigeni delegati dalle cabine di regia, se esistono, chi sono?

La “sovranità” è stata ceduta già all’alba con la conquista “militare”.

…Gli “americani” sono di casa in Sicilia. E la loro presenza genera pesanti servitù palesi ed occulte, visibili ed invisibili: in ogni caso mai dibattute! È esploso il caso “Niscemi”: neanche in questo caso  “the question” è stata affrontata nella sua globalità o, come si dice generalmente, a 360° (noi aggiungeremmo di un angolo solido o spaziale e non piano). In una Sicilia invasa da foreste di antenne, in una Sicilia dove 41 antenne niscemesi non direzionali ad alta frequenza hanno sparato onde elettromagnetiche per ogni dove, improvvisamente l’installazione di 3 antenne paraboliche direzionali desta tutte le attenzioni e le preoccupazioni salutistiche: pericolose, non pericolose, nocive non nocive per la salute umana. Nessuno parla delle antenne a bassa frequenza: innocue in tutto e per tutto?

   Lo scontro divampa e si alimenta tramite tutti i mezzi di comunicazione disponibili mediante i quali i contendenti poggiano le loro ragioni su dettagliati studi, misurazioni e conclusioni più di laboratorio che campali. Qualcuno ha persino sostenuto che negli altri tre Stati gli impianti Muos sono localizzati nei deserti: vorremmo tanto visitarlo il deserto delle Haway! Noi non siamo in grado di pronunciarci sulla pericolosità o meno dell’impianto, né eventualmente sul grado della stessa. Vogliamo solo focalizzare l’attenzione sui costi per noi dell’occupazione militare, che impone “servitù” militari stringenti.

Non ci risulta che i cittadini (non sudditi) abbiano avuto il piacere di ascoltare dotte conferenze e di partecipare ad accesi dibattiti su doveri e diritti connessi alle servitù militari. Nessuno ha mai detto ai cittadini che le servitù militari ora, ai tempi nostri, non si estendono solo alla superficie e a distanze “visibili” dall’installazione. Sono interessati anche il sottosuolo e gli spazi aerei ed il mare.

È successo più volte che sistemi di allarme e difesa (ben celati) hanno rischiato di andare in default per attività umane svolte al suolo a rispettabile distanza. Ed è indiscutibile il pericolo di interferenza tra segnali civili e segnali militari, tra voli civili e voli militari: i nostri aeroporti subiscono il peso della servitù militare (lontana o vicina). L’installazione di Niscemi creava servitù prima ed a maggior ragione in futuro.

I legislatori si sono preoccupati perché le servitù militari avessero una idonea copertura finanziaria; e la stessa giurisprudenza ha trattato spesso la materia. Finora però è stato considerato unicamente l’aspetto di “superficie”. Sono cambiati i tempi e le esigenze e noi Siciliani paghiamo un prezzo molto alto ad esclusivo beneficio di “altri”.

…Non possiamo organizzare i voli a nostro esclusivo piacimento; non possiamo potenziare e/o delocalizzare in tutto o in parte i nostri scali; non possiamo questo, quello e quello’altro: siamo prigionieri e servi in casa nostra.

…Cui prodest? Agli USA, alla nazione, alla NATO: sì. Ad altri: boh!

   Quanto incassa la nostra terra a modesto ristoro per il giogo addossatoci? Che noi sappiamo niente.…Sono irrinunciabili i diritti delle nostre comunità (direttamente interessate) e di noi tutti agli irrinunciabili ed impagabili diritti alla salute ed alla libertà. Nella salvaguardia sicura dei predetti diritti qualcuno dovrebbe “ristorare” l’isola con un idoneo indennizzo (per incoraggiare infrastrutture sostitutive e sviluppo negato) per tutti i disagi derivanti dalle servitù note ed ignote, visibili ed invisibili: prima che troppi padroni si contendano i resti mortali della Sicilia.

Ed insistiamo nelle nostre perplessità (noto ed ignoto, visibile ed invisibile e 10%), perché se nessuno ha mai parlato pubblicamente di rischi di “default”e di servitù militari e nessuno ha ben giustificato la potenza e le dislocazioni del sistema Muos (troppo elevata l’una e troppo strategiche le altre), che spingono la “fantasia” ben oltre gli scopi dichiarati, è evidente che nell’insieme la verità ci è negata e con essa ci vengono sottratti rispetto, dignità, libertà.

…Dubbi e con i dubbi tanti spazi per l’immaginazione. Ma confidiamo molto nella ragione di chi legge e speriamo in meglio.

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